Stadio Olimpico: l’epifania porta Roma –  Atalanta

Neppure la festa più sentita dai romani, l’Epifania, ha fermato il mondo del calcio. In fin dei conti, ogni partita ha i suoi sostenitori e quei tifosi, disposti a trasferte, freddo, caldo, vincite o delusioni, sono realmente tra i più fedeli quindi si meritano lo spettacolo. Da questi tifosi fedeli scartiamo gli ultras che sono persone che cercano lo scontro a tutti i costi.

I veri tifosi

I veri tifosi sono quelli che amano il calcio più di qualsiasi altra cosa, ma conoscono anche il valore di questo sport che non dovrebbe mai essere infangato da comportamenti violenti e inaccettabili. Proprio per queste persone, il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, forse la festività più “romanesca” che ci sia, la Roma è scesa in campo per ospitare l’Atalanta e regalare ancora una volta, a tutti i tifosi (dell’una o dell’altra squadra) presenti allo Stadio Olimpico, un sogno. La formazione bergamasca è carica, dopo il successo di Napoli e la qualificazione alle semifinali di Coppa Italia. La Roma, invece, deve vincere per poter riprendere la corsa verso il vertice.

Il fischio d’inizio attira gli sguardi sul pallone, ognuno trepida per la squadra del cuore, ma fin dai primi passaggi la Roma si trova subito in empasse. Nei primi 20 minuti di gioco, la squadra ospite, grazie a Cornelius e De Roon conta due gol che gli garantiranno la vittoria. Fino a quando l’Atalanta è stata in parità numerica, ha tenuto stretto le redini del gioco, accarezzando anche l’ipotesi del terzo gol.

All’improvviso De Roon viene spedito negli spogliatoi e la Roma trova un po’ di respiro, grazie a Dzeko che realizza l’agognato gol che, purtroppo, non servirà a far superare la crisi della squadra giallorossa. L’incontro finisce, tutti lasciano pian piano lo stadio, chi festeggiando, chi mugugnando, chi felice, chi triste o deluso ma, a questo punto, cosa succede?

Lo stadio vuoto

Tutto è vuoto, il silenzio aleggia sulla grande arena calcistica, spogliatoi pieni di panni buttati per terra, docce da pulire, scalinate che segnano il passaggio dei tifosi, quasi come un’orda barbarica, tutto è sporco e va rimesso in ordine, pronto per il prossimo evento. È qui che entra in gioco l’impresa di pulizia a Roma (ogni stadio e ogni città ha le sue). In rigoroso silenzio lavorano alacremente per rendere lo stadio nuovamente accessibile ai tifosi, pronti ad assistere alla nuova sfida. Chi pulisce e chi fa manutenzione non viene applaudito come i calciatori, ma immaginate come diventerebbe uno stadio senza il loro contributo?