Come diventare allenatori di pallavolo
La pallavolo è tra gli sport più amati e gettonati di questi tempi. In molti infatti decidono di intraprendere la carriera, non solo come giocatori, ma anche come allenatori.
Percorso formativo da allenatori
Per allenare una squadra di pallavolo a livello professionistico non serve solo nutrire grande passione, ma ci vogliono anche dedizione e pazienza. Essere sostenitori e preparatori di una squadra, al fine di diventare mister, bisogna frequentare i corsi organizzati dalla Federazione Italiana di Pallavolo. Essi si tengono un paio di volte all’anno, e prevedono un percorso formativo fatto di vari step. Si comincia dal corso di allievo allenatore, per poi trasformarsi in corso di primo grado. E ancora, il secondo e terzo.
Il corso di allievo allenatore si organizza in tutti i Comitati Provinciali della Federazione Italiana Pallavolo.
L’iscrizione al corso
Ai fini dell’iscrizione al corso, gli aspiranti allenatori devono essere entrati nella maggiore età. I corsisti devono altresì essere in possesso di determinati parametri come ad esempio buona condotta morale e civile, essere residenti nella provincia in cui viene organizzato il corso.
Qualora si fosse in possesso di tali requisiti per il completamento dell’iscrizione si deve compilare il modulo inserendo i dati anagrafici, consegnare un certificato di sana e robusta costituzione (non per forza agonistico) redatto dal proprio medico di base. In fine va versato il contributo stabilito dal Comitato Provinciale per il corso. Molte volte tuttavia i corsi sono a numero chiuso: quindi su questo versante sarebbe meglio raccogliere informazioni.
Le strutture del corso
Il corso ha una durata in ore in totale di 42 ore a livello teorico e pratico. Le lezioni teoriche si tengono in una stanza studio qualunque. Invece, le lezioni pratiche si tengono in una qualsiasi palestra della zona, a volte osservando anche l’operato di alcune squadre giovanili o di serie.
Dopo la parte pratica, gli aspiranti allenatori devono passare alla frequentazione di un tirocinio in almeno 5 partite. Ovviamente restano om osservazione seduti in panchina in gare di campionati provinciali e/o regionali per capire il funzionamento di schemi e tattiche.
A conclusione del corso, inoltre, gli allenatori saranno soggetti ad un esame teorico. Mentre si frequenta il corso di allievo allenatore, i frequentanti raggiungono temporaneamente la qualifica di “allenatore praticante” che consente l’oro di prestare servizio gratuito per una società. Al contempo gli stessi possono essere inseriti come allenatori nella documentazione della gara da dare all’arbitro. Questo al fine di sedere in panchina per fare il periodo di tirocinio.
L’allenatore e il rapporto con la squadra
Spesso e volentieri ai giocatori di pallavolo viene chiesto che tipo di rapporto intercorre con il proprio allenatore. Ci possono essere buon feeling, o rapporti a pelle non dei migliori. Ma sicuramente non sono questi i fattori da considerare per capire come si riconosce un allenatore “bravo” rispetto ad uno “meno bravo”.
Ovviamente, il riferimento va per tutti quei tecnici che hanno quanto meno una buona preparazione di base talmente solida da non fare quegli errori tipici dei dilettanti. Se infatti, ad esempio un mister insegna la rincorsa d’attacco rovesciata o una errata posizione delle mani durante il bagher non potrebbe mai essere definito un ottimo allenatore.
Sorge dunque spontaneo domandarsi a parità di competenze minime come un allenatore sappia o meno fare la differenza. Sia che si parli di pallavolo maschile sia che si parli di pallavolo femminile, queste domande sono difficili da rispondere in maniera oggettivamente assoluta. Questo, in quanto la presa che si ha su un giocatore o su una giocatrice si lega a molte componenti. Come ad esempio il feeling caratteriale che si crea con il tecnico. Il mister deve essere cioè esperto abbastanza per fare la differenza se si insegna a giocare a pallavolo una ragazza di 14/15 anni ed un conto è farlo con una di 30. Mantenendoci su esempi chiarificatori, può apparire diverso allenare una squadra giovanile da una più esperta, così come è differente allenare maschi piuttosto che femmine. Viene dunque da sé che un bravo allenatore abbia la versatilità di fare praticamente tutto.
Può, quindi, capitare che un ragazzo o ragazza tenda a definire in ga!ba un allenatore avuto in una particolare condizione mentre quello successivo, a parità di condizioni e di approcci, lo risulti meno. Insomma, tutta questione di flessibilità e anche un po’ di carattere