Francesco Totti: una pietra miliare per la Roma
Francesco Totti: solo il nome è un leggenda. La pietra miliare della Roma, un portento per la squadra capitolina e per i suoi tifosi.
Il campione di una vita
Francesco, il Pupone, ha amato la sua Roma e ci ha creduto fino in fondo. La sua carriera durata oltre un ventennio ne è la dimostrazione. Non dimentichiamo che erano in 70 mila all’Olimpico quando il Capitano ha giocato la sua ultima partita. Un pienone sugli spalti dello stadio che non si viveva dai tempi di Roma-Parma partita che suggellò la vincita dello scudetto 2001. I tifosi erano lì solo per lui, per vedergli giocare l’ultima partita e vederlo poi andar via. Lui il campione più campione dei 90 anni di storia giallorossa.
Francesco Totti non veste più la maglia giallorossa eppure i suoi gadget sono tra i più venduti. Francesco non potrà più fare emozionare i tifosi con le sue splendide giocate e i gol che hanno segnato la vittoria del loro trofeo più scintillante. Un trofeo che hanno rincorso e mai più vinto, ma che Francesco ha inseguito con amore, guidando sempre e comunque i suoi compagni. Li ha sostenuti, spinti a migliorare, e ora prova a farlo dall’alto della presidenza. Come se potesse questo sopperire alla sua mancanza in campo.
La dedizione a partire dall’esordio
Totti è andato via due stagioni fa per l’ultima volta dal giardino alle pendici di Monte Mario con un Olimpico rimpiangendo quel campionato l’ennesimo, rubato per un soffio dall’acerrima nemica torinese. Il Capitano ha emozionato i suoi seguaci, i suoi compagni, forse l’intero mondo calcistico. Ha con fatica appeso le scarpette al chiodo. Ha lasciato la sua maglia e la fascia da capitano portandosi sulle spalle degli straordinari record personali. Si tratta di 250 gol in campionato, tutti con un solo colore, quello della Magica. Nella Roma ci è nato, e ci è cresciuto. Sono stati 24 i suoi anni di carriera esordendo nell’ormai lontano 19 marzo 1993 nel campionato di serie A. Aveva capito tutto a suo tempo l’intuito di Carletto Mazzone. E poi dopo anni ecco che porta la sqaudra allo scudetto del 2001. E ancora due coppe Italia e 2 Supercoppe italiane.
Purtroppo non ha potuto vantare molti i trofei di squadra, ma di certo la colpa non è stata la sua. Per quanto infatti sia riuscito a scrivere una grande fetta di storia di questo club, al contempo non è riuscito a cambiarla del tutto. Ha chiuso infatti la sua carriera vantando l’ultimo trofeo vinto ben nove anni prima. Real Madrid, Milan, sono alcune delle grandi squadre che lo hanno corteggiato, che avrebbero smosso il mare per averlo. Ma un sì nessuno è stato mai capace di strapparglielo. Perché quei colori, il giallo e il rosso gli scorrono nel DNA.
Totti campione del mondo 2006
Eppure Francesco Totti è salito tre metri sopra il cielo. È salito sull’Olimpo dei Campioni del Mondo a Berlino nel 2006. Un Mondiale che gli ha fatto chiudere in bellezza la sua carriera in nazionale. La Coppa del mondo se l’è davvero sudata: la vince con i suoi compagni ben 5 mesi dopo la frattura del perone della gamba sinistra (avvenuta in quel Roma-Empoli del 19 febbraio). Gli bastò comunque solo un gol in Germania, il rigore decisivo negli ottavi di finale contro l’Australia. E fu boom.
Quello fu per lui un Mondiale speciale perché, nonostante il recente infortunio, Francesco si inventò regista accanto a Pirlo. Enspli sei anni prima la Francia gli aveva soffiato quell’agognato titolo europeo giocato come protagonista. Parità in cui aveva fatto del cucchiaio su rigore a Van der Saar, il suo marchio d’autore. E così meritata arrivò la Scarpa d’oro del 2007, proprio l’anno che lo vide fautore dei «sei rigori sbagliati di fila» anche se in vero non furono affatto 7 consecutivi.
L’amore per la maglia giallorossa
Totti ha preferito non dire mai addio alla sua città e a quella maglia che indossava orgoglioso con i suoi colori del cuore.
Non ha voluto la fama, ma l’ha comunque ottenuta stando a Roma, giocando cioè per 24 anni con la squadra per cui ha sempre fatto il tifo. E ora che il campo può solo guardarlo dall’alto, ora che i cori della curva non saranno più ad osannare il suo nome, Totti ha deciso di regalarsi alla famiglia, senza dimenticare chi è stato. Il capitano eterno di quella Roma altrettanto eterna.